La Storia

La Leggenda

La leggenda narra che il 25 marzo del 1370 una nave, che dalla Catalogna dirigeva verso l’Italia, s’imbatté in un’improvvisa e violenta tempesta.

Nell’estremo tentativo di salvare l’equipaggio, il capitano della nave ordinò di gettare in mare tutto il carico. Questa fu la sorte anche di una pesante e grande cassa, di cui s’ignorava il contenuto, che fu gettata per ultima.

Appena questa toccò acqua, la tempesta si placò.

Dopo la cassa approdò nella spiaggia situata alla base del colle di Bonaria, vicino a Cagliari, dove suscitò la curiosità dei presenti. Nessuno però riusci ad aprirla o a sollevarla se non i frati mercedari, chiamati dal vicino convento, situato sulla cima del colle.

I frati portarono la cassa al convento, la aprirono e verificarono che il contenuto era un’imponente statua lignea della Madonna col bambino, la quale teneva nella mano destra una candela accesa, Santa Maria della Candelora.

La Madonna, raffigurata nella statua, prese quindi il nome di Nostra Signora di Bonaria, dal luogo in cui fu rinvenuta.

Arrivo del corteo nel porticciolo di Marceddì negli anni 60

La Madonna di Bonaria

Il nome “Bonaria” deriva probabilmente da “Balnearia” ossia zona di terme o di mare che secoli or sono lambiva i piedi del colle di Bonaria a Cagliari.

Per ringraziamento alla Vergine, gli aragonesi fecero costruire una chiesa che fu affidata dapprima a un sacerdote, e poi il 17 ottobre del 1335 ai religiosi Mercedari, intitolandola alla Madonna della Mercede.

Nostra Signora di Bonaria fu designata patrona dei naviganti e la sua venerazione superò il mediterraneo. Infatti, nel 1570 lo spagnolo Pedro Mendoza si raccomandò alla Madonna per proteggere la sua spedizione attraverso l’atlantico e giunto sul Rio della Plata chiamò la città che stava fondando “Buenos Aires” in onore appunto della Vergine che consentì l’esito positivo della spedizione.

La statua della Madonna di Bonaria fu incoronata il 24 aprile 1870, per volere di Papa Pio IX.

Il 13 settembre 1907, per volere di Papa Pio X, Nostra Signora di Bonaria fu proclamata patrona massima della Sardegna.

Le Origini

Essendo la Madonna di Bonaria la patrona massima della Sardegna, anche a Terralba venne consacrato un simulacro in suo onore, dedicato appunto alla borgata marina di Marceddì.

Tutto ebbe inizio nell’agosto del 1924, quando un gruppo di Terralbesi devoti, spontaneamente, si organizzarono e si riunirono a casa del pescatore Salvatore Serra.

Trascritto dal documento:

Avviso di processione

Egr. Sig. Sindaco –
Partecipo alla S.V. che domani mattina, si farà la benedizione della statua della Vergine di Bonaria cui seguirà la processione.
Di sera ci sarà la processione della Vergine del Carmine nella quale si seguirà il sodlito itinerario.
In fede ecc.
Terralba 14.VII.23
[…]. Onnis Telesforo

Visto:
Terralba 14.VII.23
Il Sindaco
[…]

La moglie di Salvatore Serra, Filomena Zedda, in collaborazione con Gerolama Ariu, promuoveva la celebrazione annuale di una messa in onore della Madonna di Bonaria. Il gruppo incontrò inizialmente delle resistenze da parte dell’allora parroco Don Telesforo Onnis, perché non era possibile conservare il SS. Sacramento nel luogo indicato dal gruppo, cioè la caserma della guardia di finanza.

Finanziere che scorta il simulacro nel corteo di carri negli anni 30

Originariamente la festa dedicata alla Madonna di Bonaria si svolgeva il 24 aprile di ogni anno ed il corteo era perlopiù composto da carri trainati da buoi o da asini. Il simulacro veniva trasportato appunto su uno di questi carri.

La 15° edizione della festa, che doveva svolgersi nel 1939, venne caratterizzata (come del resto anche altre manifestazioni e sagre) da varie restrizioni a causa di una epidemia di afta epizootica che interessò i luoghi della bonifica. L’allora Podestà vietò temporaneamente assembramenti e mercatini.

Documento del Podestà di Mussolinia (l’attuale Arborea, in quanto Marceddì era un territorio a metà tra Terralba ed Arborea) che vietava i classici mercatini delle bancarelle a causa della epidemia.
Trascritto dal documento:

Per ragioni di profilassi afta epizootica occorre che Tragitto Territorio Mussolinia per festività Vergine Bonaria Marceddì già iniziatasi venerdì sia limitata quanto possibile affluenza persone restanti vietato transito bovini trainanti carri punto Diffondete […] […] motivo questo provvedimento ed avvertite forza pubblica impedire transito suddetto […] passaggio solo persone ed equini

Prefetto […]

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la classica processione in barca, non è nata con la nascita della festa. Essa è nata da un’idea del comitato nel 1955, come possiamo constatare da questo documento


Documento che attesta la prima processione a mare del 1955

In questo documento l’allora sindaco di Terralba detta, al comitato organizzatore della festa, le regole per la realizzazione in sicurezza della prima edizione della processione a mare.

Veniva inoltre fornita una scorta di sicurezza per il corteo di barche da parte dei Carabinieri di Arborea e della Guardia di Finanza della brigata di Marceddì (ormai sciolta).

La prima processione a mare si è svolta alle 19:30 del 21 luglio 1955
Bell 47H dell’Areonautica Militare che sorvola la laguna

Da circa gli anni 60 si instaurò, grazie ai militari della base NATO di Capo Frasca, la tradizione di gettare dei fiori da un elicottero dell’esercito (inizialmente un Bell 47H per poi passare il testimone nei primi anni 80 ad un Augusta-Bell AB-212). Questa tradizione terminò nel 2007 in occasione della 84° Edizione.

Piloti dell’Areonautica Militare che gettano una corona di fiori in prossimità del corteo in mare a bordo di un Augusta-Bell AB-212

La chiesa

Vista l’inadeguatezza della caserma ad ospitare il simulacro, nella discussione intervenne il signor Battista Manca che si offrì di dare gratuitamente alla diocesi il terreno che possedeva nella zona di Orrì (dove appunto sorge oggi la chiesa) per la costruzione dell’attuale parrocchia.

Documento con il quale il questore della provincia di Cagliari (di cui allora faceva parte anche il Terralbese), autorizzava il signor Battista Manca a raccogliere dei fondi per costruire la chiesa, il documento risale al 13 Agosto del 1927

La sua costruzione iniziò nel 1927 e fu ultimata nel 1929, venne benedetta solo il 17 agosto 1930 dal Parroco Don Telesforo Onnis.

La chiesa si presenta così, con un’unica navata con il tetto a capriate in legno, è lunga 20 metri e larga 9.5 nella navata e 6 nell’abside: è alta 4.1 metri e sulla destra si apre la piccola sacrestia.

Intonacata dentro e fuori di bianco, con un altare di marmo si presenta molto accogliente.
Vista della chiesa nei primi anni 40

Nel 1945 l’edificio fu danneggiato dallo scoppio di una mina che alcune persone stavano smontando per prenderne il tritolo. Nell’esplosione morirono due persone residenti della zona.

Nel 1946, l’anno successivo, vennero ricostruiti il tetto e la volta dell’abside, distrutti dalla mina. Il costo del restauro fu di lire 32.254.

La chiesa è Parrocchia e ne è Parroco il Parroco pro-tempore di San Pietro, attualmente Don Mattia Porcu. Il primo Parroco, che consacrò anche la chiesa, fu Don Telesforo Onnis.

Mons. Telesforo Onnis, personaggio di grande carisma, chiamato affettuosamente dalla popolazione “Su Vicariu”, scomparso nel Marzo del 1971.

Nacque a Sardara il 5 Gennaio 1882 e venne ordinato sacerdote il 25 Agosto 1907, per poi venire assegnato alla parrocchia di Terralba il 1 Aprile 1913.

Nel 30 Gennaio 1971 lascia per problemi di salute la carica di Parroco, e morì appena tre mesi più tardi.

Crediti

Fonti StoricheSito web del Comune di Terralba
Terralba Ieri e Oggi
Il Messaggero Terralbese di Francesco Siddi
FotografiePubblico dominio
Gianni Careddu (Wikipedia)
TestiMichele Ariu
Riccardo Ortu
Simone Siddi
Trascrizione documentiRiccardo Ortu
Ringraziamenti SpecialiMilo Pinna
Don Mattia Porcu
Francesco Siddi